Intervista a Mogol, ospite d’eccezione di Canto Libero

Intervista a Mogol, ospite d’eccezione di Canto Libero

Intervista d’eccezione in occasione dell’imminente spettacolo di Canto Libero.

Per chi non conoscesse Canto Libero, è un progetto musicale di altissimo livello, proposto per omaggiare le canzoni della storica accoppiata Battisti – Mogol. Nato da un’idea di Fabio Red Rosso e diretti da Giovanni Vianelli, la band propone uno spettacolo unico nel suo genere per qualità musicali e scenografiche, ricordando questi due grandi artisti in un viaggio ricco di emozioni.

L’intervista di oggi è a cura di Francesco Candura, è andata in onda martedì 22 dicembre 2015 alle h 10 su Radio Fragola http://www.radiofragola.com/ (trascrizione di Elisa Russo). Buona lettura!

Francesco Candura: Domenica al Rossetti, nel miglior teatro di Trieste, il concerto di Canto Libero vede la partecipazione straordinaria di Mogol… Che cosa meravigliosa averla qui nella nostra città.

Mogol: «Io ho scritto la canzone che si chiama “Il mio canto libero” tanti anni fa ed ha avuto molta fortuna e la conoscono in tanti».

Saranno tesi i ragazzi di Canto Libero! (tono scherzoso ndr)

«Non c’è bisogno di essere tesi… Facciano la loro esibizione come sempre».

Sono dei grandi professionisti, quindi non avranno nessun problema! Lei ha dei legami con Trieste, artistici o personali?

«Ci sono stato un paio di volte, è una città che mi piace molto, bella anche la gente… famose le ragazze di Trieste!».

Ecco, lo lasciavo dire a lei! Le vengono in mente degli autori del passato e del presente che ammira e che magari conosce personalmente?

«No, ma in verità io non conosco il luogo di nascita degli autori, non riesco a localizzarli. Ne avrà sicuramente di molto bravi Trieste, però sono io che ho deficit di memoria nel senso che non so chi è nato a Trieste ed è un autore».

Giustamente non è la prima domanda che fa, da che città viene un autore! Magari è più interessato all’output creativo. Però una domanda gliela posso fare: stiamo facendo le somme del 2015, c’è un prodotto artistico che l’ha colpita particolarmente quest’anno?

«Ma guardi… io fondai il CET che è una scuola ad alto livello, centro di eccellenza universitario riconosciuto anche dallo Stato per autori, compositori ed interpreti. Quest’anno è il ventitreesimo compleanno della scuola, quindi abbiamo diplomato 2500 allievi, la scuola è stata chiamata dall’Accademia Nazionale del Kazakistan per formare i docenti e gli allievi, avevamo una classe di sessanta persone e siamo stati 15 giorni. Adesso siamo stati chiamati dalla Siae per farci incontrare un centro di formazione in Polonia che desidera il nostro intervento per lo stesso motivo. Quindi siamo molto orgogliosi per il nostro riconosciuto valore internazionale. Ho fatto questa scuola nel momento in cui ho capito che c’erano dei motivi gravi per i quali ci sarebbe stata una recessione nel livello delle canzoni».

Quindi già l’aveva percepito?

«L’avevo percepito perché quando la promozione comincia a produrre dischi è chiaro che non è che si basa più sulla parità perché c’è una concorrenza creata dai loro prodotti e chiaramente questo non favorisce la scelta libera della qualità. Quindi ho pensato che avrei potuto fare qualche cosa per il Paese che mi ha dato la possibilità di fare successo, l’affetto della gente… e ho costruito una cittadella nel centro delle foreste dell’Umbria, fra Amelia e Todi. In questa cittadella ho messo tutto quello che ho guadagnato nella vita, dedicandola per i primi cinque anni solo alla scuola e poi ho fatto aprire questa cittadella per le grandi richieste che abbiamo avuto sia di turisti che di convegni, aperta anche al pubblico. Quindi ho cercato di reagire costruttivamente e da qui è nata Arisa, Giuseppe Anastasi, è nato Son Pascal che adesso è il più famoso interprete del Kazakistan, i New Era che hanno vinto il premio REA come miglior cd dell’anno. Noi abbiamo delle sensazioni sulla parte creativa, non siamo né una radio né un reality televisivo, siamo una scuola seria che continua il proprio lavoro però che non ha le possibilità promozionali e chiaramente il risultato potrebbe essere dieci volte superiore».

E invece rimette al centro le canzoni di qualità.

«Certo perché vede, c’è un discorso che nessuno può negare, che dal livello della cultura popolare dipende il livello della gente. È formativa. Se canzoni che cantano magari venti milioni di persone, nel senso che le conoscono a memoria perché sono grandissimi successi dipende dal livello culturale della gente perché comunque sono poesie che vengono assorbite, modi di pensare che vengono assorbiti dalla gente».

I messaggi politici come quelli culturali sono contagiosi nel bene e nel male…

«Certo. Però quelli culturali nel bene… se hanno in sé la qualità. Perché possono anche essere distruttivi se fanno un inno alla droga».

Grazie infinite per il suo tempo Mogol. Ricordiamo che tornerà nella nostra città che lei apprezza, domenica alle 17 al Rossetti per Canto Libero. Un’ultima domanda: lei è presente su Twitter. Come si trova con la limitazione dei caratteri, solo 140 e lei è abituato con le parole…

«E’ una deformazione professionale a mio vantaggio! Sono abituato a scrivere i testi delle canzoni e con poche parole bisogna raccontare una storia credibile. Quindi diciamo che sono avvantaggiato. Comunque su Twitter https://twitter.com/GiulioMogol mi trovate subito, ho più di quindicimila seguaci anche se non gli dedico molto tempo perché ho tantissime cose da fare!».

Grazie di cuore a Mogol e a Francesco Candura e Lucia Vazzoler (Radio Fragola)!

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